Visualizzazioni Totali

TRA I PRIMI IN ITALIA A PARLARE DI BITCOIN (DAL 2012!): PER ESSERE SEMPRE AGGIORNATI SULLE NOVITA' TECNOLOGICHE DEL WEB SEGUITE LA PAGINA FACEBOOK (LINK A SINISTRA)

venerdì 15 luglio 2016

5 Italiani Arrestati Sul Deep Web Per Pedopornografia

Pochi giorni fa 21 italiani operanti sul Deep Web sono stati identificati e denunciati per produzione, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico nell’ambito di una vasta operazione antipedofilia della Polizia condotta su tutto il territorio nazionale.
In particolare 5 di questi sono stati arrestati in Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige e Lazio.
Tutti gli arrestati, 4 dei quali incensurati, condividevano ingenti quantità di materiale pedopornografico inerente minori.
L’operazione nasce nel settembre 2015 grazie a segnalazioni dell’Europol e della polizia belga (al centro nazionale di Roma per il contrasto della pedopornografia online) che tramite la diffusione di materiale pedopornografico (con tanto d'impronta Hash, il codice univoco che identifica ogni singolo file) scambiato e condiviso tra gli indagati ha permesso il tracciamento degli stessi.
Probabilmente i files incriminati sono stati diffusi sul Deep Web e sui circuiti peer to peer, essendo files dai quali la polizia aveva salvato appunto l'impronta (il già citato Hash) è stato, in seguito, un gioco da ragazzi incriminare gli impuntati per favoreggiamento e diffusione di questi video (ovviamente una volta che il materiale è stato sequestrato nelle varie abitazioni, recando infatti lo stesso Hash diffuso dalla polizia o da chi di dovere).
Questa tecnica veniva molto utilizzata anche sui sistemi di file sharing (tipo il vecchio Kazaa o eMule) per combattere il download di files illegali e quindi per proteggere il copyright.
Per approfondire: Come Overpeer Sconfisse Kazaa e FastTrack.


GLI ARRESTI
Le indagini sono state condotte dalla polizia postale della Basilicata.
Tra gli arresti un perito elettronico, supervisore di una azienda farmaceutica, con precedenti specifici risalenti al 2002-2003.
Un operaio generico, tuttora in stato di detenzione, che custodiva tutto il materiale pedopornografico in una stanza chiusa a chiave nella casa dei genitori dove solo lui aveva accesso (tappezzata di poster con giovani attrici).
Tra loro, anche un ultrasettantenne, ex direttore di un ufficio postale, a casa del quale sono stati rinvenuti 21.000 file (15.000 immagini e 6.000 video) con abusi su minori anche di tenera età, nonché fumetti pedopornografici, tutto catalogato e salvato su hard disk esterno e pen drive.
Un ingegnere elettronico è stato arrestato mentre condivideva una cartella con 600 file su circuito peer-to-peer.
C’era, infine, un pensionato, che aveva l’abitudine di scaricare sul PC  portatile e custodire il materiale pedopornografico su pen drive (ben 47) sparse in tutto l’appartamento.
Per gli altri 16 non è stato possibile dimostrare il possesso del materiale illecito al momento della perquisizione, pur essendo comprovato lo scaricamento e la condivisione di immagini e filmati, probabilmente cancellati prima del blitz (per la verità recuperabili dagli Hard Disk).
Si è proceduto quindi con una denuncia a piede libero, in attesa delle attività forensi sul materiale sequestrato.
Non è ovviamente la prima volta che italiani vengono arrestati sul Deep Web, oltre ad altri casi di CP, basti ricordare l’operazione Babylon quando venne chiuso un mercato online di merci e servizi illegali, bloccando conti per un milione di euro e portando all'arresto di un campano.

Nessun commento:

Posta un commento