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lunedì 25 aprile 2016

La Storia Dell'IBM e I Rapporti Con La Germania Nazista

La storia ufficiale della IBM, nasce nel 1911, grazie alla Computing-Tabulating-Recording (CTR), società nata dalla fusione con la International Time Recording Company e la Computing Scale Company.
Nel 1914 Thomas Watson Senior venne scelto General Manager della CTR.
Watson, ex venditore di successo, focalizzò la sua attenzione nel creare l'immagine di una società vincente e attenta ai particolari.
Al momento del suo ingresso, la CTR contava circa 1.500 dipendenti e un fatturato di poco superiore ai 4 milioni di dollari: dopo un decennio, la società si era trasformata in una multinazionale con stabilimenti produttivi e sedi tanto in America del Sud quanto in Europa.
Un'altra svolta si registrò nel 1924, al decennale dell'arrivo di Thomas Watson nell'azienda.
Il consiglio di amministrazione, sotto indicazione del Presidente, decise di cambiare nome da Computing-Tabulating-Recording in International Business Machine, abbreviato in IBM, per meglio riflettere la realtà e le aspirazioni della società.
Sin dall'inizio, IBM scelse di non poter essere identificata da singole strategie commerciali o dalla produzione in serie di un singolo prodotto.
Infatti divenne una delle principali aziende fornitrici del Governo centrale statunitense.
In appena un decennio, IBM era ormai uno dei principali attori economici e finanziari in tutto il mondo.


CONTROVERSIE: I RAPPORTI CON I TEDESCHI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Nel 1935 la società contava quasi 9 mila dipendenti e un fatturato largamente superiore ai 20 milioni di dollari, con sedi in quasi tutte le nazioni europee.
E lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, pare, non impedì all'azienda di continuare a fare affari con il governo Nazista.
L'IBM, americana come detto, avrebbe fornito le macchine e le schede perforate, per il trattamento automatico dei dati riguardanti l'Olocausto.
Più di 50 piedi di lunghezza per 8 di altezza, per un peso di circa 5 tonnellate.
Non si può certo sostenere che il primo modello di calcolatore dell'IBM potesse passare inosservato. Era il 1944 con la seconda guerra mondiale ormai alle porto.
Il colosso, stando ad alcune denunce, contribuì alla deportazione nazista degli ebrei.
Come? "Informatizzando" le spedizioni nei campi di sterminio mediante schede perforate.
Le schede perforate permisero un'efficace organizzazione dell'invio degli ebrei nei campi di concentramento.
L’informatica nel regime nazista venne utilizzata soprattutto per due motivi: la sistematizzazione e l’automazione della deportazione degli ebrei e la nascita di nuove macchine per la formulazione di messaggi criptati.
Il primo utilizzo fu largamente utilizzato dal regime nazista per individuare nei territori le persone che dovevano essere inviate ai campi di lavoro, in quelli di sterminio o deportate in altre località. L’inventore e ingegnere meccanico che permise questa grande automazione fu Hermann Hollerith tramite l’invenzione di un macchinario elettrico che permetteva la lettura di schede di cartone perforate.
La macchina di Hollerith prevedeva un lettore di schede che con un congegno elettromeccanico, poi sostituito da un fascio luminoso con una fotocellula, permetteva di capire se c’era il foro e quindi la risposta affermativa alla domanda posta.
Le schede perforate erano un documento di notevole importanza, in quanto a ogni foro corrispondeva la risposta ad una domanda posta durante il censimento (es. la  domanda a quale religione si appartenesse).
L’invenzione della macchina per la lettura delle schede perforate aveva bisogno di elettricità e di molte schede perforate e Hollerith inventò anche le perforatrici pantografiche che preparavano le schede, traducendo le risposte dei moduli del censimento in fori.
Dopo aver capito che la scheda perforata era molto più economica rispetto al lavoro manuale, Hollerith fondò l’IBM e la Dehomag , che era la filiale tedesca dell’IBM con un nome cambiato per non far comparire nei registri nazisti la sigla americana, che col governo nazista intraprese rapporti molto frequenti per la realizzazione di una scheda su misura per la macchina di sterminio nazista, anche contro le leggi che lo stato americano fece  per l’embargo ai tedeschi.
Le macchine fornite da Hollerith erano talmente efficaci che il numero che serviva a identificare le schede perforate fu tatuato anche sugli uomini per riconoscerli.
L’altro scopo nazista  era l’automazione del sistema ferroviario e quindi del trasporto di merce prima , poi con l’avvento dei treni di Eichmann  anche quest’interesse di natura economica cadde per dare spazio alla deportazione ebrea.
Il secondo motivo  di informatizzazione dell’esercito tedesco fu la realizzazione di macchine per la cifrazione dei messaggi.
In pratica i messaggi cifrati dovevano in qualche modo essere protetti da intercettazioni nemiche camuffandoli con delle macchine come l’Enigma (macchina a cifrazione simmetrica).
IBM ha sempre negato ogni coinvolgimento diretto, giustificandosi con il fatto che la sua filiale tedesca venne praticamente requisita dai nazisti.
Infatti le succursali tedesche dell'azienda vennero ufficialmente dismesse nel 1941, all'indomani dell'attacco di Pearl Harbor.
Da quel momento in poi, IBM divenne uno strumento operativo quasi completamente nella mani del Governo statunitense.
I calcolatori a schede perforati prodotti da IBM vennero utilizzati massicciamente dagli scienziati coinvolti nel progetto Manhattan, che portò allo sviluppo delle due bombe atomiche lanciate sul Giappone.
Durante la guerra IBM sviluppò il suo primo computer elettromeccanico, l'Harvard Mark I, che trovò largo impiego nelle operazioni della marina USA.
La guerra fu un toccasana per le casse dell'azienda, che portò il fatturato a 138 milioni di dollari e arrivò a impiegare quasi 19 mila dipendenti.


PARTNER DEL GOVERNO AMERICANO
La guerra, contrariamente a quanto accade in altri settori, aveva arricchito enormemente l'azienda ma non vi era nessuna certezza che la società potesse reggere questo peso una volta che la guerra fosse terminata.
Nel 1956 Thomas Watson Sr. morì e il suo posto venne preso dal figlio.
Il più giovane dei Watson ristrutturò immediatamente il board dirigenziale dell'azienda, creando una struttura snella e moderna, che gli garantì la possibilità di controllare più agevolmente una società in forte espansione.
IBM divenne uno degli attori principali nel nascente settore dell'informatica digitale, affermandosi come partner privilegiato del Governo statunitense nel creare una rete di difesa aeree computerizzata.
Nel 1954 la IBM prese le redini del progetto SAGE e iniziò a collaborare con alcuni dei laboratori di ricerca più avanzati nel campo dell'informatica.
L'azienda ebbe così l'opportunità d'iniziare a sviluppare i primi computer digitali della storia e di lavorare allo sviluppo di componenti fondamentali come periferiche audio e video, nastri di memoria magnetici, sistemi operativi sempre più avanzati, linguaggi di programmazione algebrici e trasmissione di dati su linee telefoniche digitali.
L'IBM sviluppò 56 computer per il sistema di difesa area e per ognuno di essi ottenne 300 milioni di dollari.
A metà anni '60 IBM tentò l'ennesimo azzardo, lanciando sul mercato la famiglia di calcolatori elettronici digitali System/360, la prima a utilizzare software intercambiabili e periferiche.
Il System/360 fu un successo tecnologico e commerciale e nel giro di appena 2 anni, divenne il sistema dominante sul mercato.
In appena un decennio, la società era passata aveva quasi quadruplicato il suo fatturato passando a 7,5 miliardi di dollari (1970).


LE NOVITA' DEGLI ANNI 80 E LA CRISI
IBM tornò a far parlare di sé nel 1981 con il lancio dell'IBM PC, primo micro-computer "casalingo" dell'azienda statunitense: a circa 1.600 dollari.
Si trattava di un sistema che racchiudeva, in un'unità tutto sommato piccola per gli standard dell'epoca, tutto ciò di cui si aveva bisogno in ambito small business e casalingo.
Ma gli anni '80 in casa IBM sono stati contraddistinti da importanti investimenti nella ricerca e sviluppo di nuovi componenti e materiali.
Ben presto, però, IBM perse la sua leadership nel settore dei micro-computer.
Stranamente, la dirigenza decise di "appaltare" lo sviluppo delle componenti hardware e software a società esterne, come la Intel e Windows di Bill Gates.
Naturalmente, dovette condividere con loro anche tutti i risultati delle ricerche effettuate negli ultimi anni, concedendo a due potenziali concorrenti un vantaggio incredibile.
Nel frattempo, la struttura operativa si era ingrandita a tal punto da essere diventata insostenibile.
Nel 1985, a fronte di un fatturato di 50 miliardi di dollari, IBM contava oltre 400 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo.
Gli utili si ridussero di un terzo nel giro di pochissimi anni, passando dai circa 5 miliardi di metà anni '80 agli "appena" 3 miliardi di fine anni '90.
Nel 1993 il consiglio di amministrazione annunciò una perdita operativa di 8 miliardi di dollari per l'anno finanziario 1992.


LA RINASCITA
La società ormai sull'orlo del fallimento scelte come CEO Luis V. Gerstner che avrebbe dovuto mettere apposto non solo i conti ma anche il nome della società.
Nel 1992 venne presentato il primo modello di Thinkpad, la linea di laptop di IBM, mentre altre linee produttive con basso margine di guadagno vennero dismesse.
IBM tornò a investire anche nel settore software, acquistando la Lotus Development e migliorando lo OS/2, il sistema operativo proprietario.
Per appianare i conti il numero dei dipendenti fu ridotto.
Questa cura diede i suoi effetti: non solo la società riacquistò la sua solidità finanziaria, ma il marchio IBM tornò a essere sinonimo di qualità e affidabilità.


NON PIU' PC DOMESTICI MA SOLO SUPERCOMPUTER E CHIP
Il 2005, però, segna ufficialmente la fine di un'era.
Pur continuando a investire nel settore dei mainframe e super-computer dedicati alla ricerca scientifica, economica e finanziaria, IBM decide di mettere fine alla sua esperienza nel settore dei personal computer.
La divisione PC, incluso il marchio Thinkpad, viene ceduto alla società cinese Lenovo per poco meno di 2 miliardi di dollari.
Negli ultimi anni IBM ha focalizzato la propria attenzione sul fronte smart city: molti dei suoi sforzi si sono concentrati sulla creazione di sistemi informatici integrati per l'automatizzazione dei sistemi cittadini.
Pur non possedendo una divisione informatica commerciale, IBM continua a investire con convinzione (e ingenti capitali) nel settore dei computer.
Non più PC domestici e per uffici ma sviluppo di supercomputer, di chip di nuova generazione e in infrastrutture cloud.
Un esempio delle potenzialità della nuova strategia IBM si è avuta nel 2011, anno del centenario della società.
Il supercomputer IBM Watson ha letteralmente stracciato i concorrenti umani nel quiz-show televisivo Jeopardy!, mostrando un'abilità fuori dal comune nel comprendere il linguaggio umano e fornire le risposte esatte alle domande che gli sono state poste.
Il tutto comunque sembra anche focalizzato sull' "Internet delle cose" e sulle "case intelligenti" (domotica e quant'altro).

1 commento:

  1. Ciao a tutti,
    se qualcuno è interessato al libro "L'IBM e l'Olocausto", io lo posseggo. Contattatemi all'indirizzo chiara.montefusco@gmail.com. Grazie e, spero, a presto!

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