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lunedì 8 febbraio 2016

La Storia Di Kevin Poulsen: Pirateria, Truffe Telefoniche e La Porsche Vinta

Kevin Poulsen, nato nel 1965, cresce nel sobborgo di Los Angeles di North Hollywood.
Ricevette il suo primo computer a 16 anni.
In seguito divenne tristemente noto come "Dark Dante".
Nel 1983 fu in grado d'intrufolarsi in ARPANET, la rete di computer creata dal Pentagono, utilizzando l'alias "Dark Dante".
Dopo aver violato la rete per diverse settimane, Poulsen usò per sbaglio il suo vero nome.
Il suo computer venne confiscato dalla California DA.
Tuttavia avendo solo 17 anni, il procuratore distrettuale decise di non arrestarlo.


LE PERQUISIZIONI, LE ACCUSE E LA FUGA
Dopo essersi spostato dalla casa dei suoi genitori, Poulsen, continuò ad hackerare.
Comprò anche un armadio che riempì di materiale informatico e telefonico (come si scoprì nel 1988): venne trovato nell'impianto di stoccaggio dove Poulsen lavorava.
Trovarono apparecchiature telefoniche, elettroniche e di commutazione, manuali, telefoni, tabulati, numeri rubati all'Ambasciata dell'Unione Sovietica e quant'altro.
Sempre nel febbraio del 1988 gli investigatori accusarono Poulsen di spionaggio.
In casa sua trovarono anche una camera da letto "segreta".
All'interno di essa vi era un apparecchio per intercettazioni telefoniche.
L'attrezzatura serviva non solo per intrusioni informatiche ma anche per monitorare le conversazioni telefoniche private ("Set di Test" che solo i funzionari telefonici sono autorizzati ad usare).
L'FBI inoltre scoprì che Poulsen era entrato in numerosi servizi telefonici della California con una falsa identità.
Aveva trovato numeri di telefono che usava per entrare nel sistema informatico della società.
Aveva inoltre ottenuto informazioni da varie agenzie militari statunitensi quindi venne coinvolto in attività di spionaggio nei riguardi degli USA e dell'Unione Sovietica.
Nel mese di ottobre del 1989, Poulsen ed altri due suoi amici (Ronald Mark Austin e Justin Tanner Peterson) vennero incriminati ed accusati di associazione a delinquere, pirateria informatica, furto di tabulati, intercettazioni telefoniche, hacking ed appropriazione indebita.
I due vennero arrestati ma Poulsen riuscì a fuggire.


LA VINCITA DELLA PORSCHE 944 E LA TRUFFA TELEFONICA (1989 e 1990)
Fuggito, da latitante, Poulsen riuscì a vincere una Porsche da 50.000 dollari con un'abile truffa telefonica.
Stava partecipando ad un gioco radiofonico a premi.
Vinceva chi, dopo che era andata in onda una sequenza prestabilita di canzoni, faceva la 102esima telefonata all'emittente.
"Oggi è il giorno!" urlò il DJ Rick Dees di KIIS FM.
Questa è la canzone numero uno, "Escapade" di Janet Jackson. Seguita da "Love Shack" dei B-52 e "Kiss" di Prince, se sarai il 102esimo chiamante vincerai una Porsche dal valore di 50.000 dollari!"

Era il primo giugno del 1990, tutti gli ascoltatori rimasero incollati alla radio KIIS, sperando di fare la chiamata 102° dopo terza canzone.
Casalinghe, uomini d'affari, studenti ed appassionati intasarono le linee con i loro telefoni.
Tutti speravano di essere il fortunato ma all'ascolto c'era anche l'Hacker più ricercato al mondo: Poulsen.
Poulsen prese il controllo di 25 linee telefoniche della stazione, bloccando tutte le chiamate successive alla 101esima, meno la sua linea.
Poi alzò la cornetta e compose il numero.
Essendo ricercato, s'identificò come un tale Michael B.Peters, ovviamente fu il 102esimo quindi vinse la macchina.
Per lui fu un gioco da ragazzi.
Sempre con lo stesso meccanismo, nei suoi sogni c'era anche il vincere altri premi che le stazioni radio mettevano a disposizione degli spettatori: in particolare un viaggio alle Hawaii e 20.000 dollari in contanti.
In seguitò entro negli uffici degli addetti alla sicurezza di Pacific Bell che gli davano la caccia, violò i computer della polizia per recuperare informazioni che lo riguardano.
Mise inoltre fuori uso le linee telefoniche del programma Unsolved Mysteries, una sorta di "Chi l'ha visto?", famoso per rintracciare i criminali (stavano trasmettendo una puntata dedicata al suo caso).


L'ARRESTO (1991-1996)
L'FBI era certa che Dark Dante aveva la capacità di compromettere sotto copertura le intercettazioni e di manomettere computer ed apparecchi telefonici per depistare le sue tracce e rendere più difficoltose le indagini.
Ma il vero problema era riuscire a capire dove si nascondesse.
Girava voce che viveva a Los Angeles.
Verrà arrestato in modo assurdo in un negozio (il mercato Hughes), quando una guardia di sicurezza dopo averlo riconosciuto lo trattenne e chiuse in un ripostiglio sino all'arrivo dell'FBI che l'arrestò seduta stante.
Dark Dante fu dichiarato colpevole di aver violato 7 account di posta elettronica ed accusato di frode informatica e telefonica, riciclaggio di denaro, cospirazione, spionaggio, possesso illegale di password ed ostruzione della giustizia.
Rischiò 37 anni ma venne condannato solo a 54 mesi di carcere più una multa di 56.000$.


DARK DANTE OGGI
Uscito dal carcere (5 anni dal 1991 al 1996), ricevette 5 anni di libertà vigilata.
Nel novembre '98 riottenne il permesso di tornare a navigare su Internet.
"Mio padre, un meccanico in pensione, e mia madre, una ex insegnante, non hanno mai avuto dimestichezza col computer. Ma il boom di Internet, con la conseguente diffusione di Windows 95, hanno dato loro una buona ragione per comprarne uno.
Adesso navigano dalla stessa stanza da cui io, ragazzino, usavo un TRS-80 e un modem a 300 baud per andare online".
Oggi Kevin Poulsen lavora in una società di software, ha una rubrica fissa sulla testata online Zdnet. E fa l'opinionista per Wired, la più autorevole rivista di cultura digitale del mondo.
Su cui ha raccontato, in passato, il suo reinserimento nel mondo dopo il carcere.
Compreso il difficile impatto con i cambiamenti del suo mondo, quello di Internet.

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